Quando esco a dipingere non vado allo stesso modo in cui va un pittore paesaggista, per il semplice fatto che non lo sono, seppure quel giorno dipingerò un paesaggio.

Ciò che mi interessa è raccogliere quelli che mi piace chiamare 'frammenti risonanti', che non sono altro che  frammenti della realtà fisica in grado di collegarsi a un mio contenuto emotivo; che me lo richiamano; che consuonano con quello.
Raccoglierli non è facile, dal momento che non è detto che ciò che mi colpisce sia un 'oggetto' semplice da ritrarre come un sasso o una casa: può essere una precisa qualità di luce... una quantità di spazio... un movimento... una densità... un equilibrio... qualcosa di non visibile che devo trovare il modo di tradurre in visibile...

   Non ho idea di dove troverò questi frammenti risonanti... Mi ci imbatto e li riconosco quando li vedo. Quindi, dove dovrei dirigermi?  Un luogo vale l'altro, dunque ne scelgo uno che mi piace e in cui mi va di passare il mio tempo.
   A dirigermi poche indicazioni... So che quel che cerco è generalmente legato alla luce, quindi se è pessima probabilmente non vale neanche la pena di partire.
   So che generalmente lo trovo in ambienti naturali, quindi li prediligo.
   So anche che raccolgo più efficacemente (e sento anche più chiaramente) se sono in una situazione abbastanza calma, scelgo quindi di conseguenza.
   Al di là di questo non ho altra indicazione.
   Con queste premesse potrei uscire per dipingere cinquanta volte senza trovare quello che vado cercando se uscissi con l’occhio e l’idea del pittore paesaggista che non sono.
   Il paesaggio è un pretesto.. è semplicemente la mano che mi porge quello che stavo cercando.

Quando esco per dipingere sono invece un ricevitore, non una copista o una decoratrice, cerco di non essere neppure una narratrice... Come fosse il paesaggio a narrare: è il paesaggio che porge e dice e io cerco solo di trascrivere quello che mi racconta come mi arriva.

   Nei dipinti ad olio non trasformo, non deformo, non dico quello che non ho sentito, che sparisce a ragione dal mio dipinto. Cerco di non sovrimprimere una mia melodia a quella che il paesaggio mi porta.

   E non è un annullarsi... perché son d’accordo... son d’accordo con quel che il paesaggio porta e come... parla per me... (Vado a cercare nella realtà fisica quello che sembra inventato da me).
Per questo raccolgo proprio questo, proprio così: prendo quello che già mi combacia così com'è. Che mi conferma. Che mi afferma.


   Ovviamente poi, io non sono un ‘oggetto’ ricevitore ma un ‘soggetto’ ricevitore...
Dunque, per quanto non voglia sovrimprimere una mia melodia, io ci sono per forza... E tanto più mi si vede quanto più il soggetto del dipinto si fa semplice ed essenziale: meno la realtà esterna 'dice' più la voce che resta è la mia... Se il resto mi si leva da davanti agli occhi ci resto solo io.
   Ne risulta un’immagine che va sempre più verso l'astratto e che parla di un ‘come’ e di un ‘quanto’, tralasciando il resto come meno importante.
Persino ‘cosa’ è superfluo: si tratta piuttosto di un ‘di che qualità’...
'Dove' è ininfluente...
'Quando' non esiste...
'Chi' è ovvio...
'Perché' suona ridicolo...  (Questa domanda non è associabile a questa materia... la risposta sarebbe invariabilmente "perché sì").